Negli ultimi anni ho visto un sacco di aziende parlare di “multicloud” come se fosse la cosa più naturale del mondo. In realtà, nella pratica, spesso è un incubo: ambienti diversi, modi diversi di gestire le VM, reti che non si parlano, mille pannelli di controllo.
È un po’ in questo contesto che entra in gioco Nutanix NC2, e qui voglio raccontarti come l’ho vissuto io, più che rifare la scheda tecnica.
Cos’è Nutanix NC2, visto da chi lo usa
Se dovessi spiegarlo al volo, direi che NC2 è:
Nutanix “classico”, ma fatto girare sui cloud dei grandi provider (tipo AWS o Azure), con l’idea di darti la stessa esperienza di gestione sia on‑prem che nel cloud.
Tradotto: ti ritrovi l’interfaccia, i concetti e il modo di lavorare Nutanix che già conosci nei tuoi datacenter, ma li puoi usare anche sopra l’infrastruttura dei cloud pubblici.
Per me il punto non è tanto “portare Nutanix nel cloud”, quanto rendere meno traumatico il salto on‑prem → cloud → ibrido.
Perché mi interessava provarlo
Nel mio caso, l’esigenza era abbastanza tipica:
- ambienti Nutanix on‑prem già in produzione
- necessità di miei clienti di sfruttare risorse cloud per capacità extra (burst temporanei, test, nuovi progetti)
- richiesta chiara dal business: niente progetti di migrazione eterni, niente rivoluzioni nella gestione quotidiana dei sistemi
Quello che cercavo (e che mi chiedevano i clienti), in sostanza, era:
- coerenza di gestione tra on‑prem e cloud
- evitare, per quanto possibile, di dover riformare da zero il personale dei clienti
- una via di mezzo tra “tutto in casa” e “tutto in cloud”
NC2 sembrava un candidato credibile, quindi l’abbiamo messo alla prova.
Le prime impressioni: “è davvero Nutanix”
La prima cosa che ho apprezzato è stata quasi banale: una volta fatto il deploy di NC2, ti ritrovi davvero in casa la stessa esperienza Nutanix che già conosci.
- stessa interfaccia Prism
- stessi concetti di cluster, storage, gestione delle VM
- logica operativa molto simile a quella dell’ambiente on‑prem
Questo, in pratica, ha ridotto tantissimo la curva di apprendimento per i team. Non è stato necessario “evangelizzare” il cloud in modo pesante:
ho potuto semplicemente dirgli:
“Quello che sapete fare su Nutanix in datacenter, lo fate anche qui, ma le risorse stanno in AWS/Azure.”
Per un team IT che ha già le sue giornate piene, non è un dettaglio banale…tanti tecnici mi avrebbero voluto “fare Santo”.
Cosa ho fatto concretamente con NC2
Per non restare sul teorico, vi racconto alcuni scenari che abbiamo gestito con NC2.
1. Estensione dell’ambiente per picchi di carico
Ho un cliente per il quale le applicazioni ogni tanto richiedono più risorse (campagne, progetti temporanei, POC).
Invece di aggiungere hardware on‑prem, abbiamo:
- creato cluster NC2 nel cloud
- spostato o avviato lì alcune VM
- usato il cloud come “valvola di sfogo” per i picchi
Stesso esempio può valere anche per clienti Citrix che hanno necessità di estendersi al Cloud per DR o periodi temporanei durante l’anno.
Dal punto di vista operativo, il modo di gestire le VM è rimasto familiare. Il vero vantaggio, secondo me, è stato mentalmente: non si ha la sensazione di gestire “due mondi separati”.
2. Ambienti di test/sviluppo meno dolorosi
Gli ambienti di test sono spesso i primi a finire nel cloud. Con NC2 abbiamo creato:
- ambienti di test che replicano più fedelmente quelli on‑prem
- la possibilità di accenderli e spegnerli più facilmente, senza comprare hardware dedicato
In pratica, abbiamo sfruttato il cloud per quello che sa fare meglio (elasticità) ma senza dover cambiare stack operativo e strumenti ogni volta.
3. Migrazioni graduali invece di big‑bang
Invece della classica migrazione “tutto in cloud” o “tutto su un nuovo data center”, NC2 ci ha permesso un approccio più graduale:
- spostare gruppi di workload specifici
- testare la loro vita nel cloud
- mantenere la possibilità di fare marcia indietro senza drammi
Non dico che sia stato tutto automatico ed indolore, ma rispetto a migrazioni più “rigide” è stato decisamente più gestibile.
Cosa mi è piaciuto di più
Qui vado diretto sulle mie impressioni personali.
1. Continuità operativa per il team
Il punto più forte di NC2, secondo me, è la continuità:
- stessi strumenti
- stesso modo di ragionare sui cluster
- stessa logica di gestione delle VM e dello storage
Questo riduce enormemente la resistenza interna. Non stai dicendo al team: “da domani si lavora in modo completamente diverso perché andiamo in cloud”, ma piuttosto:
“Da domani alcune cose girano su AWS/Azure, ma le gestiamo con la stessa piattaforma.”
È una differenza enorme in termini di adozione.
2. Multicloud senza schizofrenia
L’altro punto che ho apprezzato è la gestione del multicloud.
Non tanto per una questione “marketing”, ma per un fatto pratico: ogni cloud ha i suoi punti di forza e i suoi costi.
Con NC2 puoi:
- scegliere dove far girare i workload (on‑prem, cloud A, cloud B)
- mantenere una base di gestione più uniforme
- evitare di moltiplicare tool e competenze per ogni singolo ambiente
Non elimina le complessità del multicloud (che restano), ma le rende più gestibili.
3. Migrazione e reversibilità meno traumatiche
Rabbrividisco sempre un po’ quando sento “migrazione irreversibile”: nella realtà, le esigenze cambiano.
NC2 ti mette in una posizione un po’ più tranquilla, perché:
- puoi spostare workload in cloud
- puoi mantenere una parte on‑prem
- puoi re‑bilanciare in base a costi e performance nel tempo
Non è un gioco da ragazzi, ma è più flessibile di un approccio “tutto o niente”.
Dove ho visto i limiti (o le cose da valutare bene)
Ovviamente non è tutto perfetto, e anzi ci sono aspetti da considerare con attenzione.
1. Non è la scorciatoia per “capire il cloud”
NC2 ti semplifica la vita sul piano operativo, ma:
- devi comunque capire bene costi e pricing del cloud sottostante
- devi progettare con attenzione rete, sicurezza, identità nel cloud provider
- devi avere chiaro cosa ha senso tenere on‑prem e cosa no
Se lo usi con l’idea “così non devo imparare il cloud”, rischi di fare danni a livello di costi o di architettura.
2. Complessità complessiva dell’ecosistema
Avere NC2, on‑prem Nutanix e uno o più cloud significa:
- più componenti in gioco
- necessità di avere governance, monitoraggio e processi ben pensati
- attenzione particolare a networking e sicurezza tra ambienti
Non è una soluzione “accendo e dimentico”. Va inserita in una strategia chiara di hybrid/multicloud.
3. Non sempre è la scelta giusta per chi è 100% cloud‑native
Se sei già:
- tutto su un singolo cloud
- con applicazioni scritte in modo cloud‑native (serverless, microservizi strettamente integrati ai servizi PaaS del provider)
allora l’uso di NC2 potrebbe avere meno senso. Il suo valore viene fuori davvero quando hai un mix di on‑prem e cloud, oppure quando vuoi mantenere una certa neutralità rispetto ai provider.
Come la metto a confronto con altre opzioni
Senza entrare nei dettagli di ogni singolo competitor, ti dico come vedo NC2 rispetto ad altre strade che ho visto/valutato.
Rispetto al “rifare tutto nativo nel cloud”
- Pro NC2: meno impatto sul team, riuso delle competenze esistenti, migrazione più graduale
- Contro: meno adatto se il tuo obiettivo è diventare super cloud‑native sfruttando ogni singolo servizio gestito del provider
Rispetto ai semplici “lift & shift” senza piattaforma unificata
- Pro NC2: maggiore coerenza di gestione, meno frammentazione, migliore visibilità complessiva
- Contro: devi comunque investire tempo per mettere a terra bene la piattaforma e i processi
Rispetto a non fare nulla e restare solo on‑prem
- Pro NC2: possibilità di sfruttare la flessibilità del cloud senza rivoluzionare tutto
- Contro: è comunque un cambiamento culturale e architetturale, quindi serve sponsorship interna e una roadmap chiara
Il mio verdetto personale su NC2
Se devo sintetizzare la mia esperienza, direi che Nutanix NC2 è:
uno strumento potente per chi vuole davvero fare hybrid/multicloud con criterio, senza costringere il team a cambiare completamente modo di lavorare.
Lo vedo particolarmente adatto quando:
- hai già Nutanix on‑prem
- vuoi iniziare o ampliare l’uso del cloud senza saltare nel vuoto
- hai esigenze di flessibilità (burst, test, migrazioni graduali) ma non vuoi gestire mille stack diversi
Meno adatto invece se:
- sei già sereno dentro un unico cloud e ci vivi bene
- il tuo obiettivo non è l’hybrid ma andare full cloud nel modo più “puro” possibile
Nel complesso, se usato con una strategia chiara, NC2 può diventare un ottimo alleato per far evolvere l’infrastruttura senza perdere il controllo e senza stressare il team oltre il necessario.
E, almeno nella mia esperienza, questa combinazione di evoluzione e continuità è forse il suo vero punto di forza.

